
La riflessione sarebbe di per sè sufficiente ed esaustiva, lasciando ampio spazio alla riflessione interiore, quel dialogo interno di cui parla Hanna Arendt, per essere in accordo e disaccordo con il proprio sè, nei diversi gradi di consapevolezza della propria dimensione di ascolto interno.
Molti di noi glorificano con parentesi importanti gli spazi-tempo del dialogo interiore, alla ricerca di una coerenza interna (ambizione faticosa e spesso limitante), o quantomeno di una accettabile direzione possibilmente in linea con l’immagine di sè compatibile con il proprio ideale.
Così sottoponiamo le nostre azioni, le nostre scelte e i nostri pensieri a filtri superegoici o letture dei possibili significati, per ritrovare quello senso di interezza e congruenza che ci fa sentire al posto giusto, in una rapida sociometria interiore tra posizioni reali e desiderata. Da questi continui ricollocamenti si aprono enormi squarci di dubbio e incertezza, ma fortunatamente anche utili riposizionamenti, scelte e orientamenti personali e professionali.
Diceva Oscar Wilde “La coerenza è l’ultimo rifugio di chi è privo di fantasia”, ma proprio in quella continua ricerca di allineamento di sè, nel dialogo interiore del nostro ‘due-in-uno’, diamo un senso al nostro quortidiano agire e pensare, parlare, incontrare le persone e le scelte.

La donna è mobile… e l’uomo pure aggiungerei, se possiamo concedere a noi stessi di cambiare idea e posizione, pur restando fedeli al nostro senso di unità nel perenne dialogo solitario di crescita e consapevolezza.