Rabbia e aggressività tra genitori e figli

La rabbia e l’aggressività

Come si esprimono e si manifestano nella relazione tra genitori e figli?

Quanto siamo consapevoli come genitori dell’uso che facciamo della rabbia?

E quanto scegliamo di utilizzare la rabbia intenzionalmente nel nostro ruolo educativo?

La relazione tra genitori e figli è spesso portatrice di sentimenti incontrollati, che attivano nei genitori reazioni che talvolta hanno un’origine lontana nel tempo…

La rabbia è una di queste emozioni, una reazione profonda, che spesso sfocia in aggressività, innescando una reazione a catena di eventi da cui è difficile prendere le distanze, se non attivando consapevolmente un freno, un atto di rinnovamento della relazione, interrompendo un’escalation in cui entrambe le parti si sentono ingaggiate inesorabilmente.

Il cortocircuito della rabbia è uno dei tanti meccanismi che accompagna le relazioni tra genitori e figli. Non è l’unico.

Ognuno di noi ha poi un modo diverso di rispondere alla rabbia, dal più dirompente al più ritirato. Ognuno di noi ha legittimamente costruito nel tempo il modo più funzionale e solido che ha potuto, secondo la propria storia personale affettiva e umana, nel corso della vita.

Non sempre però si rivela il più efficace o il più appagante in tutte le nostre relazioni, Talvolta nel corso del tempo ci accorgiamo di essere rimasti imprigionati in un meccanismo che non ci appartiene più o non è più adeguato ai nostri contesti di vita. Ma non riusciamo ugualmente a cambiarlo. Rivedere i nostri script, bias, preconcetti, rigidità comportamentali richiede tempo, consapevolezza, energia, volontà e una buona alleanza con noi stessi e con le persone che ci circondano

Proponiamo una serata rivolta a genitori e figli per parlare collettivamente senza il vincolo del rapporto diretto della rabbia nelle relazioni, rivolto agli abitanti di San Donato.

Per iscriversi compilare il form:

https://forms.gle/BMhwvrDno6sZa9nA7

Le vie del corpo… confini e possibilità

Laboratorio esperienziale

Pratica guidata di esplorazione somatica ed emotiva

Laboratorio in presenza per #amedi 22 maggio 2021 | Condotto da Tatiana Sicouri

Il laboratorio si propone come un’esperienza di esplorazione dei propri movimenti somatici ed emotivi, attraverso il corpo, la parole, le immagini …la narrazione. Non occorre alcuna esperienza o competenza pregressa. Ogni persona ha la possibilità di parecipare secondo le proprie disponibilità emotive e bisogni autentici.

L'assocazione Amedi - Associazione Movimento Evolutivo Dinamico Italia - propone mensilmente incontri laboratoriali in presenza e On-line, volti ad approfondire processi di consapevolezza di sè, in contatto con il proprio bagaglio emotivo e memoria corporea

Guarda Video su un’esperienza di laboratorio del gruppo di ricerca dell’Associazione Amedi

Il Corpo nella Psicoterapia

Tendiamo spesso a distinguere i percorsi terapeutici che lavorano attivamente sul corpo e sui processi somatici, dai metodi terapeutici che si basano sulla parola.

I processi somatici

sono parte del viaggio terapeutico

Ci stiamo abituando all’incontro umano nella bidimensionalità dello schermo, privo di contatto e comunicazione non verbale. Il corpo è il grande assente. Dimenticato o ignorato, lasciato sullo sfondo o indirettamente oggetto di sguardi non espliciti.

Mi vedi?

Ti vedo

Devo spegnere la telecamera

Guardami. Io ci sono. Sono sempre la stessa persona, quella che hai abbracciato molte volte. Il mio viso è visibile, non la mia essenza, non le mie emozioni, non il mio stare nelle cose, nella vita, nell’esperienza.

Mi senti?

Non ti sento

Ti ascolto

Sento la tua voce ma non la tua presenza. Mi metto in ascolto ma sono disturbata da interferenze di persone intorno a me, in carne e ossa, presenti alla mia vita ma non a quello che mi accade in questo momento. Vorrei essere altrove. Vorrei essere sola. Vorrei poter scegliere dove, come e con chi stare.

Dove sei?

Non posso parlare…ci sono altre persone…

Arrivo…

Prima non c’ero… ero assente? trasparente? invisibile? sullo sfondo?

Dove sono stata finora?

E dov’è il mio esserci?

Dove’è il mio corpo e i suoi fastidi…muscoli…disagi…tensioni..bisogni?

Resta un desiderio che colmi l’assenza. Siamo esseri in forme del corpo …in azione e in presenza a sè stessi delle proprie identità somatiche, mutevoli e inevitabilmente sfuggenti.

Non afferriamo il più delle volte il nostro esserci psico-somatico, se non intenzionalmente orientati all’ascolto di sè, con la consapevolezza non ovvia acquisita nel tempo e attraverso la cura di un dialogo continuo tra flussi di pensiero e flussi di azione e movimento.

E’ così che si lavora, talvolta, nel processo terapeutico.

Allentando le briglie del controllo cognitivo e soffiando sotto la brace del bisogno di riconoscimento della propria natura intera, di individuo integrato e complesso, di cui troppo spesso dimentichiamo lo spessore.

Così riusciamo a far accadere che il corpo prenda forma e spazio e si ponga in ascolto delle parole che ne emergono, spontaneamente risvegliate dalla presenza a sè stessi. La possibilità di trovare parole acquista all’improvviso un’immediatezza inattesa e si apre lo slancio a quel dialogo interiore di un flusso a due tra pensiero e sentire, tra parola e gesto, tra intenzione e volontà, tra bisogno e confine, tra fatica e sforzo, tra libertà e controllo… … …

Dinamicamente fluisce un potenziale trasformativo e generativo che offre stimoli all’azione e all’esserci nel proprio qui e ora quotidiano, negli stralci offerti dallo spazio di Cura di sè, in processo di crescente consapevolezza.

Il viaggio è solo all’inizio.

Ma non si può più farne a meno.

I confini si ampliano e l’incontro con gli altri e i loro mondi … ecco che acquista strati di spessore assolutamente inediti e liberatori. I vincoli sono nuove opportunità di esplorazione e conoscenza di sè.

Così la parola evolve in nuove direzioni di senso e significazione.

Equilibrio Dinamico

Inutile ripetere per l’ennesima volta quanto la situazione di Pandemia mondiale che stiamo vivendo influenzi il benessere psicofisico delle persone…

O forse non è inutile? Forse invece è importante ricordare e riconoscere alle persone il diritto di essere preoccupate, ansiose, inquiete, spaeventate, instabili, umorali, stanche…etc etc etc…

Molte persone vivono il malessere senza accoglierlo. Molti non riconoscono a se stessi il diritto di avere momenti di stallo e disorientamento, perchè la società ci chiede di continuare ad essere ‘adeguati’ e la vita quotidiana in famiglia e nelle relazioni pone continuamente condizioni di mediazione tra i bisogni individuali e i vincoli collettivi.

E così ci affaniamo alla ricerca di un equilibrio dinamico, accompagnato da sensazioni di disagio o inaduegatezza, che non sempre prendiamo il giusto tempo per legittimare e prendere in carico.

I modi per prendersi cura di sè sono molti e ognuno di noi trova nel tempo strategie personali. Non tutti viviamo con serena disponibilità la possibilità di chiedere aiuto …alle persone a noi vicine, agli amici, i colleghi, professionisti, partner. Ci vergogniamo.

La vergogna ha orgini primarie nella nostra esistenza e talvolta influenza i nostri comportamenti inconsapevolmente. Ne siamo influenzati senza averne coscienza e ci precludiamo la possibilità di intraprendere un percorso di Cura di sè nei modi e tempi che il nostro bisogno richiede

A volte bastano poche parole o una chiacchierata informale per attivare pensieri ed emozioni, che ricordano a noi stessi quanto il benessere psicofisico e relazionale influenzi le nostre scelte, l’orientamento personale e relazionale quotidiano, ma anche la possibilità di investire con fiducia sui propri progetti personali e professionali.

Nell’equilibrio dinamico di individui sociali in una società definita ‘fluida’, piccoli assestamenti possono generare cambiamenti significativi per noi stessi e per le persone che fanno parte del nostro ‘sistema-mondo relazionale’.

La consapevolezza è una grande risorsa, che non sempre facilita le proprie decisioni e intenzioni, ma indubbiamente le rende decisamente più interessanti!

To Play On-line

Workshop di Psicodramma On-line … Alla ricerca del bambino interiore

Anche solo un anno fa non l’avremmo creduto possibile…

Una due giorni di Workshop di Psicodramma con 70 persone condotto in modalità remota. Io probabilmente non mi sarei iscritta. La base dello Psicodramma è l’incontro: le relazioni, il corpo, lo sguardo…

Come è possibile vivere online l’Incontro “occhi negli occhi” di cui parla Moreno?

Eppure è stato possibile sperimentare un processo intrapsichico e interpersonale attraverso lo schermo, bidimensionale, senza contatto nè reciprocità di sguardi diretti. E invece la sensazione è di aver scambiato sguardi, di aver incontrato persone reali, non virtuali, con le emozioni e il mondo che si crea nel qui e ora della relazione co-costruita.

Fabian Blobel – Aipsim 2020

Alla base di tutto indubbiamente la grande competenza e la grande energia creativa del conduttore, Fabian Blobel, la sua presenza scenica e la sua capacità di credere profondamente nel processo di gruppo e nel potenziale creativo dell’Essere umano, proprio nella sua dimensione ‘bambina’, quella parte ancora fiduciosa e rinnovata nei confronti dell’esperienza, come occasione di crescita e gioco… to play…giocare, mettere in scena, in azione parti del proprio palcoscenico interno.

E ci abbiamo creduto anche noi tutti!

Abbiamo avuto fiducia e siamo diventati bambini, animali, microrganismi, supereroi. Abbiamo sentito nel nostro potenziale espressivo un carico di risorse trasformative, generate dalla fantasia e dalla fiducia, che ha radici nei nostri sogni, ma anche nella consapevolezza di quello che siamo, dei nostri limiti e delle nostre paure, dei nostri desideri e dei nostri ideali…

E’ dalle alte aspirazioni che si comincia a costruire il proprio futuro, a progettare possibili slanci evolutivi per sè e per il proprio palcoscenico interno.

Palcoscenico interno

Tornare a casa…restando a casa… con energie rinnovate e un piacevole di senso di appartenenza alla famiglia allargata, di coloro che credono che ognuno di noi può fare qualcosa per migliorare il proprio e l’altrui mondo.

Incontro Prezioso

La Bambola Abayomi e l’Incontro con la fiducia in Sé

IAGP Iseo Conference 2019 – Workshop di Psicodramma interiore con le bambole Abayomis ( Maria Cèlia Malaquias, Brasil)

E’ nata tra le mie mani. Da tre semplici fili di stoffa. Ha iniziato a prendere corpo e acquisire gradualmente una sua identità. Ha preso forma tra le mie dita, ha scelto i suoi vestiti e la direzione del suo volto. Poi all’improvviso ha iniziato a guardarmi!

Così per caso, grazie a Maria Cèlia Malaquias, mi sono trovata a conoscere la storia triste e romantica di questa bambola nera. Le madri, durante il viaggio in nave degli schiavi deportati dall’Africa al Brasile, tentavano di alleggerire il peso della schiavitù dei propri figli, staccando pezzi di stoffa dai propri abiti, per farne bambole preziose. Boneca Abayomi significa proprio (parola di origine Yoruba) ‘Incontro Prezioso‘. Rappresentano felicità e gioia. Sono realizzate esclusivamente con nodi.

Il nostro Incontro Prezioso è stato un prendersi cura reciproco, l’una dell’altra con candida semplicità. Io l’ho aiutata a prendere forma e lei mi ha mostrato ciò che di me avrei potuto risvegliare, con un atto di fiducia e paziente serenità.

Appagate e reciprocamente riconosciute ci siamo regalate un amorevole sorriso, prima di aprire lo sguardo all’Altro, colui che incontriamo accanto a noi, per ascoltarne le storie e le emozioni.

Lo Psicodramma è una Metodologia (e non una tecnica, come alcuni pensano) che consente di accedere a contenuti interni attraverso molte strategie o strumenti (come la bambola, il disegno, la fotografia e molto altro) che facilitano i processi di auto-osservazione e identificazione. Ciò accade perchè le strategie relazionali utilizzate, valicano con autentica semplicità alcuni ‘ostacoli’ della nostra coscienza, lasciando libero accesso a contenuti profondi, spesso incapsulati dentro sovrastrutture cognitive o culturali.

L’Incontro con la bambola è stato l’incontro con me stessa, con una parte di me che non avevo considerato o non volevo ascoltare prima, ciò che J.L.Moreno chiama Teatro Interno. Noi siamo esseri multiformi e ricchi di contradditorie verità. Spesso fatichiamo a dare il giusto valore ad ognuna di queste parti, nella difficoltà di integrare conflitti e ambivalenze.

Eppure quando accettiamo di essere Individui complessi si apre una varietà di mondi …di cui non potremo mai più fare a meno!

La poesia di questo Incontro ha rinnovato le intenzioni per i tempi a venire, nel quotidiano lavoro delle relazioni. Adesso siamo pronte per guardare con occhi puliti l’Altro da noi, prima di chiedergli come si chiama.

Anima Migrante | Io e L’Altro

Rassegna Nazionale di Psicodramma e Sociodramma

Patrocinato dall’Ordine Nazionale degli Psicologi

Ogni vero viaggio comincia dall’interno

Migranti e migrazione … spostamenti e orientamento…

Alcune parole cambiano significato a seconda del momento storico, acquisendo sfumature differenti. Di questi tempi la parola ‘migrazione’ richiama un senso di ‘invasione’ delle nostre terre da parte di persone che arrivano, con storie ed esperienza differenti. Ci dimentichiamo però che la ‘migrazione’ appartiene a molte specie animali, che migrano nei diversi periodi dell’anno, non per disperazione o per un maggiore sfruttamento delle risorse, ma per istinto o per un senso di adattamento all’ambiente che impone loro di trovare il luogo più adeguato alla sopravvivenza e al mantenimento della specie.

Dimentichiamo a volte di appartenere alla specie animale, anche se la nostra presunta superiorità intellettuale ci porta a credere di essere totalmente artefici delle nostre scelte e intenzioni.

Poter scegliere è un grande lusso, che non tutti possono permettersi.

La migrazione è ciò che accade dentro e fuori da noi, ai nostri corpi in movimento, ma anche alle nostre anime, nel viaggio delle scelte della vita e della nostra storia personale.

Migreremo e ascolteremo le storie dei vostri viaggi…geografici e interiori

Serata di Sociodramma aperta a tutti a offerta libera
Annalisa corbo e Tatiana Sicouri – Psicoterapeute Psicodrammatiste

Incontro con gli studenti dell’Università Cattolica

Testimonianza professionale agli studenti del corso di Psicologia di Comunità sul ruolo e possibilità della figura di Psicologa di Comunità

Lo psicologo di comunità è anche psicologo clinico?

La mia testimonianza al corso di Psicologia di Comunità dell’Università Cattolica è stata una buona occasione per riflettere su alcune tematiche a volte implicite o apparentemente banali.

Da studenti quante volte ci siamo chiesti cosa avremmo fatto da grandi? Purtroppo nella mia carriera di studi non mi è stata posta questa domanda! In effetti nessuno durante gli anni dell’università mi ha veramente offerto l’occasione per riflettere sul mio immaginario futuro…

La psicologia di Comunità in concreto

Con i circa 80 studenti presenti abbiamo fatto emergere sociometricamente le diverse posizioni rispetto all’immaginario sulla figura dello Psicologo Clinico e di Comunità (che nel vecchio ordinamento confluivano nello stesso iter formativo, in realtà). Molti di loro vedono il proprio futuro in uno studio privato di psicoterapia, qualcuno associando ad esso anche attività di stampo ‘sociale‘ o di comunità, altri nettamente orientati in modo terpeutico.

Proprio partendo dalla mia esperienza professionale ho voluto lasciare alcuni spunti su come operativamente ho potuto tradurre il lavoro di Psicologa di comunità, nei quartieri, nei gruppi di lavoro, nei condomini, nelle scuole… in tutte quelle realtà sistemiche in cui ho l’occasione di essere ingaggiata come professionista per facilitare le relazioni e promuovere il benessere delle persone.

Nel corso dell’incontro è divenuto via via più evidente come il contesto sia indubbiamente un aspetto centrale nell’intervento operativo di Comunità, ma allo stesso tempo si può grossolanamente veder confluire tutte le applicazioni del Ruolo professionale di Psicologo di Comunità in uno stesso focus di lavoro, orientato a promuovere il benessere delle persone in modo sistemico-ambientale, attingendo dal Capitale sociale come risorsa e promuovendo reti sociali come strumento di prevenzione e intervento.

Il cosiddetto ‘abitare sociale‘ si rende efficace laddove si attivano processi di partecipazione attiva, sulla base di una auto-efficacia percepita in funzione del contesto specifico e degli obiettivi individuali, contestualmente al proprio gruppo-comunità di appartenenza.

Su questo macro obiettivo possiamo ritenere affini i processi evolutivi di un gruppo artificiale, un gruppo di lavoro per esempio, quanto i processi di un gruppo naturale orientato verso un obiettivo comune…il benessere individuale all’interno della comunità.

Ringrazio

Elena Marta e Daniela Marzana dell’Università cattolica del Sacro Cuore
Rete Nazionale BuonAbitare

https://psicologatatianasicouri.com/buonabitare-benessere-nei-luoghi-di-vita-e-lavoro/