“Ci vogliono 4 abbracci al giorno per sopravvivere, 8 per vivere e 12 per crescere”
Alessandro D’Avenia
Il contatto fisico: un linguaggio nelle relazioni
Esprimere bisogni e desideri non è sempre facile per tutti noi. A volte ci limitiamo anche nel riconoscere a noi stessi il diritto di dare ascolto ai nostri bisogni, mossi da intenti diversi dai nostri, che accogliamo per tanti motivi.
Quale e quanto spazio concederci per ascoltare i nostri bisogni fisici, emotivi, affettivi, culturali, relazionali, … etc … etc
Ci ascoltiamo? Diamo valore ai segnali del corpo e alle nostre emozioni nel posizionarci rispetto ai nostri bisogni?
Prenderci cura di noi stessi, è qualcosa di cui spesso sottovalutiamo l’importanza. Dare valore ai nostri bisogni e desideri, viene a volte considerato come un atto egoistico, qualcosa da limitare e non esporre troppo al giudizio altrui.
Da un altro punto di vista, prenderci cura di noi stessi, fisicamente, emotivamente e mentalmente porta benefici a tutti coloro che ci circondano, sia in ambito lavorativo che personale. Il nostro equilibrio ci permette di affrontare le relazioni quotidiane con maggiore disponibilità all’ascolto e all’accoglienza di bisogni e desideri che altri possono portarci, più o meno consapevolmente. Quando ci sentiamo in accoglienza dei nostri bisogni abbiamo più strumenti, competenze ed energie per accogliere i bisogni di colleghi, amici, figli, partner…
Ma siamo davvero aperti e flessibili nel riconoscere ed esprimere i nostri bisogni, in modo concreto e attivo?
Le persone a noi vicine sono abituate a rispettare il nostro spazio di autonomia decisionale ed emotiva? Ci sentiamo veramente liber* e autonom* nel prendere uno spazio per noi, senza sensi di colpa?
Un’esperienza di cura di sè passa anche attraverso le relazioni, il benessere psicofisico, l’ascolto delle connessioni tra il proprio mondo interno e l’impatto con gli sitmoli quotidiani, nel rispetto dei propri tempi e limiti.
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Evolvendo – Percorso di gruppo per il benessere psicofisico
Sono aperte le iscrizioni per il nuovo percorso di gruppo Evolvendo!
Chi può partecipare? Chiunque abbia voglia di prendersi un tempo per conoscere meglio sè stess*
Ma è faticoso? Dipende da cosa si intende per fatica. E’ un’esperienza che ricarica, attraverso il coinvolgimento del corpo in movimento e una dimensione creativa molto variegata. Lo sforzo richiesto è esserci, in modo spontaneo e autentico.
A cosa serve? L’esperienza può avere un obiettivo diverso per ogni partecipante, a seconda del modo in cui ognuno sceglie di esserci.
Serve a stare in ascolto di sè, in relazione con gli altri, ad esprimere in modo sempre diverso i propri pensieri e bisogni, a prendersi un tempo di cura di sé.
Quanto dura? Ogni incontro è indipendente dagli altri, ma la partecipazione al percorso nella sua interezza consente di attraversare diversi punti di attenzione, attraverso strumenti differenti, sviluppando maggiore fiducia nelle altre persone del gruppo e nelle proprie competenze.
“Ma parità dei sessi vuol dire che dobbiamo avercelo lungo tutti uguale?”
Woody Allen
Nel percorso di crescita e cambiamento che ognuno di noi affronta per l’intera durata della vita, si toccano molteplici aree tematiche su cui interrogarsi. Una di queste è la dimensione amorosa, affettiva, relazionale, che inevitabilmente è anche identitaria.
In alcune fasi della vita risulta essere ancora più complesso e destabilizzante collocarsi, non soltanto rispetto ad un rapporto autentico con se stessi, ma anche nei confronti delle appartenenze sociali.
La dimensione identitaria diventa anche scelta politica, nel senso più radicato sul piano etimologico, quando la propria posizione identitaria deve fare i conti con limiti e vincoli sociali rilevanti, che ne incanalano anche le scelte, le possibilità personali e professionali, all’interno di contesti sociali e geografici connotati in modo più o meno esplicito rispetto alle tematiche fondanti direzioni di vita e posizionamenti umani.
Interrogarsi sul proprio posto nel mondo è una domanda da giovani. Ci sono persone che possono o devono porsi questa domanda in diverse fasi della vita, a volte anche ripetutamente.
Non è facile prendere posizione rispetto alla propria identità profonda. Nè tantomeno rispetto a contesti sociali e famigliari infulenti e vincolanti.
Potersi permettere il tempo della domanda è già un lusso a cui non tutti accettano di andare incontro. Nel tempo per sè a volte si trova spazio anche per porsi domande difficili… le cui risposte possono richiedere anni.
“Ebbene, io ti difenderò! Ti difenderò anche da me stesso! Ti farò i muscoli, ti fortificherò i nervi, mi occuperò di te ogni giorno, mi interesserò a tutto quello che senti”.
D.Pennac – Storia di un corpo
Così comincia il libro di Pennac, Storia di un corpo, in cui la vita di un ragazzino è descritta attraverso l’attenzione al corpo, in tutte le sottili sfumature e sensazioni, anche le più quotidiane.
Il nostro corpo ci parla, afferma bisogni ed esprime desideri. Ma non sempre diamo ascolto al modo in cui il corpo e la mente dialogano o confliggono. Siamo un’unità indistinta, ormai comprovata nonostante la scienza abbia nei secoli portato a scinderli. Eppure non sempre diamo credito ai segnali del corpo, alle sensazioni ‘campanello’ che ci avvisano del modo in cui affrontiamo le situazioni, ancora prima che ne prenda coscienza la mente.
Attraverso un ritorno alle origini, ad un ascolto sincero del corpo e dei suoi segnali, abbiamo la possibilità di riconoscerci, di ritornare a noi stessi, in sintonica intimità con la nostra identità sincera e profonda.
Il laboratorio di crescita personale Evolvendo propone un percorso di riconoscimento e valorizzazione creativa delle nostre modalità uniche e personali di esprimerci.
Per prendersi cura di Sé occorre accorgersi dei propri bisogni e desideri. Non sempre ci concediamo il diritto di farlo. Possiamo scegliere in che modo dare spazio alle nostre emozioni, per meglio rispondere ai nostri bisogni e desideri.
La proposta di laboratorio esperienziale incontra l’esigenza, espressa dai partecipanti, di poter prendere un tempo per sé in cui conciliare la dimensione emotiva con il bisogno di espressività corporea.
Tutte le persone interessate possono partecipare al laboratorio, senza particolari requisiti o esperienze pregresse.
Laboratorio espressivo di movimento e parola, per accedere ai propri contenuti emotivi a partire dai bisogni del corpo…ma anche per riconoscere le potenzialità del movimento, attraverso la consapevolezza delle proprie emozioni.
Come psicoterapeuta e psicodrammatista perseguo da tempo una metodologia di lavoro che intende integrare processi somatici e consapevolezza emotiva.
Lo studio di approcci che consentono di lavorare parallelamente su queste due dimensioni evolve in un percorso di ricerca continua e sempre mutevole.
Zerka Moreno intervistata da Sergio Guimaraes
Ascoltando Zerka Toeman Moreno ritrovo il seme del lavoro quotidiano, riconoscendo il corpo come luogo d’elezione nel processo di ‘riscaldamento’ (warming up) del gruppo al processo terapeutico, che attraverso la relazione innesca poi dinamiche potenzialmente evolutive o di approfondimento dei propri processi emotivi e umani.
L’accesso al mondo interno porta spesso difese emotive funzionali, che ne possono rendere tortuosa e impervia la via di ingresso. Non sempre il desiderio di iniziare un percorso terapeutico va di pari passo con la disponibilità ad aprirsi, né con la facilità ad accedere alla propria storia emotiva e relazionale. Poter lasciare il giusto tempo perché accada permette di accoglierne sfumature spiacevoli e momenti di stallo. Quando ascoltiamo la voce del corpo ne vediamo più chiaramente le incrinature e aperture.
La parola segue l’emozione e l’emozione segue l’esperienza, che il corpo incarna e digerisce, concretizza definendone confini e forme.
Libera formazione MED Movimento Evolutivo Dinamico
Guardiamoci sinceramente – 25 Marzo – Milano
Un’esperienza di ascolto reciproco
attraverso i processi somatici
Per molti di noi avvicinarsi ad un’esperienza che nasce dal corpo, come sede dei processi di consapevolezza, è qualcosa di inusuale e in parte destabilizzante.
Aprire la propria ricerca evolutiva affidando al corpo una competenza esplorativa e trasformativa presuppone un bagaglio di esperienze non quotidiane, in cui ci avventuriamo a partire da occasioni di curiosità o necessità, per poi scoprirne le alte potenzialità inaspettate.
Abbiamo ricevuto, negli anni, frequenti parole di condivisione sull’inaspettato potere trasformativo dei processi corporei, come veicolo di conoscenza del proprio mondo interno, sia emotivo sia cognitivo.
Attivando la dimensione dell’Ascolto dell’Altro, attraverso ciò che lo psicodramma chiama Doppio Corporeo, abbiamo risvegliato la dimensione empatica in modo spontaneo e autentico, offrendo un’occasione di riconoscimento di sé nell’amplificazione dell’altro e di rispecchiamento nell’altro come possibile alter ego.
In concreto, le persone hanno dedicato la propria competenza empatica all’Altro, offrendogli spunti di lettura e sguardi su sequenze d’azione, attraverso possibili espressioni del movimento e loro varianti, che si sono poi prestate a trasformazioni ‘curative’, evolutive o anche ‘solo’ chiarificatrici.
Ognuno di noi ha un potenziale bagaglio, capace di offrire rispecchiamenti, come ci insegna l’ormai ben nota teoria dei neuroni a specchio.
Non è però frequente né usuale poterlo sperimentare in modo giocoso e non giudicante, senza lasciare che la parola e l’architettura cognitiva ne dirigano la forma e gli sviluppi.
Quando lasciamo al corpo il potere di accogliere, incarnare e lasciar evolvere, ci stupiamo del suo potenziale trasformativo e di cura di sé e dell’altro.
Questo accade ogni qualvolta lasciamo sullo sfondo l’intenzione di orientare le forme del corpo secondo significati concettuali e impalcature culturali, non lontane dal concetto di conserva culturale moreniano. E’ allora che si apre lo spazio alla dimensione creativa, liberando nuovi possibili atteggiamenti verso le situazioni di vita.
Ci apriamo al nuovo e al cambiamento, come possibilità reale e tangibile.
Laboratorio condotto da Tatiana Sicouri e Claudia Pastorini
…ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore … perchè io avro cura di te…
…diceva Franco Battiato
Prendersi cura di sé è spesso considerato un lusso, un optional o un privilegio di pochi.
Come impariamo a prenderci cura di noi stessi, prima che ancora che degli altri?
Saranno le nostre esperienze di cure ricevute che ci insegneranno a dare a nostra volta cura … alla persona amata, ai figli, ai pazienti, ai clienti, alle persone che incontriamo e riteniamo possano giovare della nostra vicinanza e ne meritino il valore.
Prima ancora che di altri però dobbiamo imparare a prenderci cura di noi, dei nostri bisogni, dei nostri spazi, dei nostri tempi…
Possiamo permetterci di dare ascolto alle emozioni che spesso affiorano, ma tendiamo a ricacciare in fondo agli spazi di vita quotidiana, se lo decidiamo con fermezza. Non è di certo automatico nè immediato, non è ovvio nè semplice nell’ordine delle cose di ogni giorno, poter davvero aprire le porte ad uno spazio di ascolto di sé in cui lati oscuri e prospettive di luce abbiamo una loro dignità di vita.
Un tempo…uno spazio…un nome…
A volte sono le persone intorno a noi, quelle a cui affidiamo pezzettini del nostro cuore, che ci aiutano a riservare a questo bisogno lo spazio che merita. Altre volte invece siamo noi stessi a garantirlo e difenderlo con le unghie e con i denti, dalle continue interefernze di una vita ricca di parentesi e spezzettati spazi di relazioni spesso fugaci, estemporanee e un po’ casuali.
Grazie alle relazioni spesso possiamo respirare profondamente in quello spazio di vita emotiva che restituisce profondità alla vita che ci scorre tra le mani digitanti.
Lo PSICODRAMMA è un modo, tra altri, per prendersi un spazio per sé, di vero ascolto interiore, grazie alla relazione con gli altri e ad un sincero rapporto integrato tra mente e corpo.
Di cosa si tratta?
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Di momenti di gruppo, rivolti a tutti, in cui poter dedicare a sé stessi uno spazio di ascolto e narrazione, consapevolezza e ricerca, per poter orientare la propria vita secondo bisogni e desideri, risorse e limiti, anche grazie alla relazione con altre persone.
Perchè partecipare?
Per accrescere il proprio potenziale espressivo e la propria autodeterminazione.
Per meglio comprendere le relazioni della propria vita, a casa e sul lavoro.
Per vedere con occhi diversi la propria persona e immaginare evoluzioni possibili.
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