E per me cosa faccio?

Prenderci cura di noi stessi, è qualcosa di cui spesso sottovalutiamo l’importanza. Dare valore ai nostri bisogni e desideri, viene a volte considerato come un atto egoistico, qualcosa da limitare e non esporre troppo al giudizio altrui.

Da un altro punto di vista, prenderci cura di noi stessi, fisicamente, emotivamente e mentalmente porta benefici a tutti coloro che ci circondano, sia in ambito lavorativo che personale. Il nostro equilibrio ci permette di affrontare le relazioni quotidiane con maggiore disponibilità all’ascolto e all’accoglienza di bisogni e desideri che altri possono portarci, più o meno consapevolmente. Quando ci sentiamo in accoglienza dei nostri bisogni abbiamo più strumenti, competenze ed energie per accogliere i bisogni di colleghi, amici, figli, partner…

Ma siamo davvero aperti e flessibili nel riconoscere ed esprimere i nostri bisogni, in modo concreto e attivo?

Le persone a noi vicine sono abituate a rispettare il nostro spazio di autonomia decisionale ed emotiva? Ci sentiamo veramente liber* e autonom* nel prendere uno spazio per noi, senza sensi di colpa?

Un’esperienza di cura di sè passa anche attraverso le relazioni, il benessere psicofisico, l’ascolto delle connessioni tra il proprio mondo interno e l’impatto con gli sitmoli quotidiani, nel rispetto dei propri tempi e limiti.

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Evolvendo – Percorso di gruppo per il benessere psicofisico

Evolvendo 2025-26

Chi può partecipare? Chiunque abbia voglia di prendersi un tempo per conoscere meglio sè stess*

Ma è faticoso? Dipende da cosa si intende per fatica. E’ un’esperienza che ricarica, attraverso il coinvolgimento del corpo in movimento e una dimensione creativa molto variegata. Lo sforzo richiesto è esserci, in modo spontaneo e autentico.

A cosa serve? L’esperienza può avere un obiettivo diverso per ogni partecipante, a seconda del modo in cui ognuno sceglie di esserci.

Serve a stare in ascolto di sè, in relazione con gli altri, ad esprimere in modo sempre diverso i propri pensieri e bisogni, a prendersi un tempo di cura di sé.

Quanto dura? Ogni incontro è indipendente dagli altri, ma la partecipazione al percorso nella sua interezza consente di attraversare diversi punti di attenzione, attraverso strumenti differenti, sviluppando maggiore fiducia nelle altre persone del gruppo e nelle proprie competenze.

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Attenzione!

Che genere di esseri siamo?

Nel percorso di crescita e cambiamento che ognuno di noi affronta per l’intera durata della vita, si toccano molteplici aree tematiche su cui interrogarsi. Una di queste è la dimensione amorosa, affettiva, relazionale, che inevitabilmente è anche identitaria.

In alcune fasi della vita risulta essere ancora più complesso e destabilizzante collocarsi, non soltanto rispetto ad un rapporto autentico con se stessi, ma anche nei confronti delle appartenenze sociali.

La dimensione identitaria diventa anche scelta politica, nel senso più radicato sul piano etimologico, quando la propria posizione identitaria deve fare i conti con limiti e vincoli sociali rilevanti, che ne incanalano anche le scelte, le possibilità personali e professionali, all’interno di contesti sociali e geografici connotati in modo più o meno esplicito rispetto alle tematiche fondanti direzioni di vita e posizionamenti umani.

Interrogarsi sul proprio posto nel mondo è una domanda da giovani. Ci sono persone che possono o devono porsi questa domanda in diverse fasi della vita, a volte anche ripetutamente.

I dolori nel corpo

Ebbene, io ti difenderò! Ti difenderò anche da me stesso! Ti farò i muscoli, ti fortificherò i nervi, mi
occuperò di te ogni giorno, mi interesserò a tutto quello che senti”.

D.Pennac – Storia di un corpo

Così comincia il libro di Pennac, Storia di un corpo, in cui la vita di un ragazzino è descritta attraverso l’attenzione al corpo, in tutte le sottili sfumature e sensazioni, anche le più quotidiane.

Il nostro corpo ci parla, afferma bisogni ed esprime desideri. Ma non sempre diamo ascolto al modo in cui il corpo e la mente dialogano o confliggono. Siamo un’unità indistinta, ormai comprovata nonostante la scienza abbia nei secoli portato a scinderli. Eppure non sempre diamo credito ai segnali del corpo, alle sensazioni ‘campanello’ che ci avvisano del modo in cui affrontiamo le situazioni, ancora prima che ne prenda coscienza la mente.

Attraverso un ritorno alle origini, ad un ascolto sincero del corpo e dei suoi segnali, abbiamo la possibilità di riconoscerci, di ritornare a noi stessi, in sintonica intimità con la nostra identità sincera e profonda.

Tempo e spazio per Sé

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Evolvendo 2024

Per prendersi cura di Sé occorre accorgersi dei propri bisogni e desideri. Non sempre ci concediamo il diritto di farlo. Possiamo scegliere in che modo dare spazio alle nostre emozioni, per meglio rispondere ai nostri bisogni e desideri.

Evolvendo in primavera

La proposta di laboratorio esperienziale incontra l’esigenza, espressa dai partecipanti, di poter prendere un tempo per sé in cui conciliare la dimensione emotiva con il bisogno di espressività corporea.

Tutte le persone interessate possono partecipare al laboratorio, senza particolari requisiti o esperienze pregresse.

Laboratorio espressivo di movimento e parola, per accedere ai propri contenuti emotivi a partire dai bisogni del corpo…ma anche per riconoscere le potenzialità del movimento, attraverso la consapevolezza delle proprie emozioni.

L’origine nel corpo

Come psicoterapeuta e psicodrammatista perseguo da tempo una metodologia di lavoro che intende integrare processi somatici e consapevolezza emotiva.

Lo studio di approcci che consentono di lavorare parallelamente su queste due dimensioni evolve in un percorso di ricerca continua e sempre mutevole.

Zerka Moreno intervistata da Sergio Guimaraes

Ascoltando Zerka Toeman Moreno ritrovo il seme del lavoro quotidiano, riconoscendo il corpo come luogo d’elezione nel processo di ‘riscaldamento’ (warming up) del gruppo al processo terapeutico, che attraverso la relazione innesca poi dinamiche potenzialmente evolutive o di approfondimento dei propri processi emotivi e umani.

L’accesso al mondo interno porta spesso difese emotive funzionali, che ne possono rendere tortuosa e impervia la via di ingresso. Non sempre il desiderio di iniziare un percorso terapeutico va di pari passo con la disponibilità ad aprirsi, né con la facilità ad accedere alla propria storia emotiva e relazionale. Poter lasciare il giusto tempo perché accada permette di accoglierne sfumature spiacevoli e momenti di stallo. Quando ascoltiamo la voce del corpo ne vediamo più chiaramente le incrinature e aperture.

La parola segue l’emozione e l’emozione segue l’esperienza, che il corpo incarna e digerisce, concretizza definendone confini e forme.

Pane al pane…vino al vino

Dare spazio al contatto tra mondo interno e mondo esterno non è sempre facile e non per tutti è pratica quotidianamente accessibile.

Nei percorsi di crescita personale e psicoterapia spesso cerchiamo di offrire occasioni di contatto tra mondo emotivo e corpo, tra relazioni umane ed equilibrio personale, tra pensiero razionale e impulsi più o meno urgenti.

Non sempre abbiamo la disponibilità emotiva e il tempo necessario per lasciare aperta la porta che connette mondo interiore e ‘fare quotidiano’, perché le molte richieste della società in cui viviamo porta a rispondere in modo rapido e talvolta stereotipato.

Abbiamo bisogno della giusta dimensione temporale ed accoglienza umana per concederci di lasciare in sospeso la risposta d’azione che sia unitamente autentica e potenzialmente libera da pregiudizi.

A volte abbiamo bisogno di essere accompagnati in questo percorso di ascolto di noi stessi, perché il linguaggio del corpo e delle emozioni non sono sempre sintonizzati sulla stessa frequenza e le persone intorno a noi potrebbero non incontrarci nello spazio-tempo utile ad accogliere le nostre ‘nuove sfaccettature’ identitarie. Occorre essere accolti e consolidare, per poter poi sperimentare e trasformare le intenzioni in azioni, poi in qualità relazionali, fino ad evolvere in nuove dinamiche di interazione sociale, veicolando talvolta atteggiamenti e posture nuove, forme del corpo e della narrazione somatica.

La concretezza del corpo ci aiuta a costruire narrazioni umane ricche di emozioni, attraverso processi simbolici, nell’incontro con l’Altro e con la nostra più profonda e sincera matrice interna.